Come le città possono prepararsi all’innalzamento del livello del mare

Avete sentito le notizie recenti sul cambiamento climatico e, come troppo spesso accade, è anche peggio di ciò che pensavamo prima. Lunedì 12 maggio, i ricercatori hanno annunciato che lo scioglimento dello strato di ghiaccio dell’Antartide ovest “sembra inesorabile”. Questo significa che qualunque siano i nostri sforzi ed investimenti nelle energie rinnovabili, nei giardini comunitari, nelle compensazioni di emissioni di carbonio, perderemo un pezzo considerevole di questo strato di ghiaccio fondamentale.

Tutto sommato, si stima che lo scioglimento completo dello strato di ghiaccio nell’Antartide ovest alzerebbe il livello del mare di 5 metri. Anche se non si sa se il ghiaccio si scioglierà completamente e che lo scioglimento prenderà probabilmente circa un secolo, rimane una notizia disastrosa per le città costiere del mondo intero. Il tempo passa e riflettere su soluzioni di adattamento ad un alzamento massiccio del livello del mare è oggi più importante che mai.

Le città, che affrontano già disastri legati al cambiamento climatico, continueranno ad essere fortemente colpite. Idealmente, sarebbero capaci di usare il sostegno robusto dei governi nazionali e locali, ma non è sempre questo il caso. Ad esempio, negli Stati Uniti, l’amministrazione Obama ha creato un piano per aiutare le città di fronte al cambiamento climatico (non specificamente all’alzamento del livello del mare). Tuttavia, il congresso, ha limitato la volontà di aiuto del governo federale americano. Anche se gli Stati Uniti sono un esempio estremo, altri paesi potrebbero affrontare problemi simili per ottenere un sostegno nazionale a riforme di cui hanno disperatamente bisogno: opposizione radicale oppure ingorghi burocratici.

Quindi, per superare la sfida dell’innalzamento del livello del mare, le città dovranno probabilmente prendere l’iniziativa. È una sfida difficile da superare, ma ci sono segni che indicando che i governi municipali sono infatti più pronti degli altri ad essere all’altezza di tale problema. Ecco i tre principali campi su cui le città possono focalizzarsi.

Più spazi verdi e preparazione alle tempeste

Povera Copenaghen. Deve essere tra le città meno emissive, ma la sua posizione a bassa altitudine significa che sarà probabilmente tra le più colpite dall’innalzamento del livello del mare causato dalle altre città. Ma questi danesi innovativi hanno una soluzione: preparare la città a tempeste sempre più frequenti con una strategia innovativa in cui sono stati progettati un lago per trattenere l’eccesso d’acqua in caso di tempesta (che si trasforma in parco quando il tempo e’ migliore), nuovi spazi verdi per assorbire l’eccesso d’acqua e vie che attraversano l’acqua fino al porto, anch’esso meglio attrezzato per affrontare l’eccesso d’acqua. La città ha anche una team dedicato al problema a lungo termine del livello del mare che colpirà la città, prevendo soluzioni fino al… 2100.

Purtroppo, non si sa ancora che piani la città ha previsto per il 2100. Inoltre, un innalzamento del livello del mare di 5 metri, o solo un metro, necessiterà più preparazione che semplicemente aggiungere spazi verdi e migliorare il drenaggio; un livello del mare permanentemente più alto li inonderebbe. Tuttavia, tempeste sempre più violente li renderanno necessari, anche ad altitudini più alte.

Sforzi concentrati sui porti

I porti sono la prima ragione dell’esistenza di tante città, e sono punti strategici per l’approvvigionamento di tanti beni necessari. Ad eccezione dei porti sui laghi come quelli di Chicago, Toronto e Kampala, in Uganda, altri saranno probabilmente colpiti fortemente dall’innalzamento del livello degli oceani, essendo necessariamente costruiti al livello del mare. A Baltimore, un rapporto investigativo ha studiato in dettaglio gli effetti economici disastrosi che l’innalzamento del livello del mare avrebbe sul porto della città ed altri porti dovrebbero affrontare conseguenze simili.

Una strategia innovativa è stata sviluppata a Boston, una città che, con Copenaghen, ha progettato uno dei piani più vasti orientati specificamente verso l’innalzamento del mare. Sul piano della protezione delle infrastrutture del porto, il progetto raccomanda di “progettare e costruire un parapetto aggiustabile” da installare intorno ai pontili, una costruzione modulare che  può essere “alzata secondo le necessità”. Tuttavia, le operazioni portuali saranno sempre più difficili in ogni modo e il rapporto chiede di mettere a punto piani d’evacuazione più’ definiti.

Individuare le zone a rischi e collaborare con gli investitori

Ovunque possibile, le città dovrebbero cercare di usare opzioni “verdi” (terreni acquitrinosi, soluzioni eco-sostenibili) per proteggersi delle acque in costante crescita, invece di opzioni “grigie” (alzate, chiuse o altre barriere fatte di cemento o materiali simili). Ma nel futuro, alcune opzioni “grigie” potrebbero rivelarsi necessarie. Un livello del mare più alto significa che forse un numero crescente di città assomiglieranno a New Orleans, dove grandi parti della città sono sotto il livello del mare e protette da una seria di alzate ed altre barriere costruite dall’uomo.

E’ l’esempio infame dell’uragano Katrina ci ha mostrato quello che può succedere quando le alzate ed altre opzioni grigie cedono. Inoltre, alcune città nel mondo potrebbero essere incapaci di installare barriere in tempo sufficiente per tenere l’acqua fuori dagli spazi urbani. Le città devono studiare con cura le zone a rischio. Se queste zone sono pubbliche, dovrebbero considerare di convertirle in parchi e rimuovere le infrastrutture critiche che sarebbero minacciate in caso di alluvioni. Purtroppo, queste zone sarebbero probabilmente abbandonate dopo che l’acqua le avrà coprite. Nel caso delle infrastrutture di trasporti, le città dovrebbero studiare come ridirigere il traffico verso strade più alte. Per essere più efficace, la strategia dovrebbe essere basata sul rinforzamento dei trasporti pubblici nelle aree più alte.

Per le zone a rischi possedute da individui o aziende, le città devono sviluppare una strategia molto ambiziosa che rispetta i diritti della proprietà facilitando soluzioni di fronte all’innalzamento potenzialmente irreversibile del mare per i proprietari, gestori e lavoratori. Questo significa che alla fine la loro terra perderà la maggior parte, se no la totalità, della sua utilità. Idealmente, le città saranno capaci di facilitare un trasferimento progressivo verso zone che non presentano rischi d’immersione. Sarà un’impresa monumentale, nella quale si deve sperare che le città abbiano il sostegno dei governi nazionali e locali. Piani chiari devono essere stabiliti perché la gente che vive e lavora nelle zone immerse si possa traslocare nel modo più giusto possibile sia per i residenti delle zone in cui si traslocherà. Non si può evitare la difficoltà di questo incarico, ma se non cominciamo oggi, saremmo in una situazione anche peggiore più tardi.

Affrontare il cambiamento climatico è un incarico che intimorisce. Anche se le città saranno tra le più colpite, sono anche le fonti di politiche e programmi innovativi in grado di trovare soluzioni d’adattamento. Un articolo recente pubblicato su CitiesSpeak.org mostra come i governi di città attraverso gli Stati Uniti lavorano per scambiare idee su come risolvere i loro problemi e si uniscono per lavorare con il governo federale per produrre una soluzione globale per il paese. Strategie simili possono essere imitate in altri paesi. Affrontare l’innalzamento del livello del mare ci prenderà tutto quello che abbiamo, ma rimane la speranza che siamo all’altezza della sfida.


Drew Reed è produttore di media online. Milita su reti sociali nel campo dei trasporti sostenibili. Vive a Buenos Aires.

Immagini via Luca Bollati Guzzo. Mappa di Boston da Surging Seas. Traduzione da Jérôme Denis. Revisione a cura di Eleonora Taramanni