Dedali di vie e parcheggi perpendicolari: l’urbanistica del XXI secolo a Roma

Durante il tragitto tra l’aeroporto Leonardo da Vinci e Roma, la Città Eterna non fa proprio sognare. Stavo andando a trovare un amico, quando, un assolato venerdì pomeriggio, sono atterrata in aeroporto ed ho visto dall’alto che guidare dall’aeroporto verso Roma alle 6 della sera è come guidare durante l’ora di punta di qualsiasi altra città, con traffico bloccato e caotico. Per entrare nella città vecchia, c’è una strada principale che comincia come un’autostrada per trasformarsi poi  in un grande viale. Il mio amico vive nel cuore della città storica, nel rione Monti, con il Colosseo quasi davanti alla porta.

Appena si entra nella città, gli edifici antichi e le vie curvilinee ci dicono tanto sulle generazioni antiche che hanno costruito questa metropoli durevole. Mentre ci sono alcuni nuovi fabbricati disseminati nella parte vecchia di Roma, la maggior parte degli edifici più nuovi, moderni, si trovano fuori dalle Mura Aureliane. Dentro le mura, invece, la città vecchia è composta da quartieri collegati da un’attrazione turistica dopo l’altra.

Ho passato la maggior parte del mio tempo all’interno delle Mura Aureliane della città vecchia, costruite velocemente tra il 271 ed il 275 dagli imperatori romani Aureliano e Probo per proteggere la città in espansione dalle invasioni dei barbare. La prima volta che ho visitato Roma, alla scuola media, sono stata affascinata dall’arte e le cattedrali. Questa volta era la vita delle vie ad appassionarmi.

Il sistema stradale romano è simile ad altri sistemi antichi per la sua natura e il suo ritmo organico, decisamente l’opposto del piano a scacchi di New York. Non c’è un sistema migliore dell’altro, sono semplicemente diversi. Le tendenze culturali, ma anche l’infrastruttura pedonale, potrebbero spiegare perché l’agitazione di New York è diversa di quella romana.

A New York, i marciapiedi larghi e il piano euclideo rendono più facile per la gente orientarsi e camminare velocemente. Sembra però che anche le vie strette e tortuose di Roma non scoraggino i romani (ed i turisti) a camminare. A volte, i pedoni usano le vie e i marciapiedi in modo indifferenziato, e quando non c’è un marciapiede, la gente si ritrova in mezzo alla via – una tendenza che gli automobilisti accettano silenziosamente. L’assenza di veri passaggi pedonali incoraggia la gente ad attraversare in mezzo al traffico quando ne hanno voglia.

Eppure i pedoni hanno raramente paura per la loro sicurezza anche quando non sono protetti da marciapiedi o strisce pedonali. Il limite confuso tra i luoghi per la gente e quelli per le macchine ci ha fatto apprezzare maggiormente gli spazi. Essendo forzati ad essere attenti e ad interagire con la geografia della città piuttosto che contare sulla prevedibilità di una scacchiera, gli spazi pubblici della città sembravano pertanto traboccare di vita.

Certe sere, la via dove vive il mio amico, era così piena che le auto dovevano schiacciarsi tra la gente come si fa in un bar troppo pieno.

Generalmente la macchina è una scelta poco giudiziosa nella Città Eterna. Le sue vie strette rendono un’auto più grande di una Mini addirittura inutile. Navigare tra i sistemi di parcheggio di Roma è così difficile quasi come navigare tra il suo dedalo di vie. Diverse zone di parcheggio regolamentano la sosta e i garage sono rari, cari e aperti ad ore sconvenienti. Per alcuni romani, la soluzione è il modello Smart, un’auto la cui lunghezza è pari a circa la larghezza di una macchina media, consentendo ai proprietari di parcheggiarsi perpendicolarmente alla via senza preoccuparsi di essere colpiti dal traffico.

Mentre sembra che gli urbanisti romani non possano fare niente in termini di riduzione del traffico, dei trasporti pubblici e delle regole sul parcheggio, sono invece impegnati alla preservazione e la modernizzazione della città vecchia costruendo la nuova Roma fuori alle Mura Aureliane allo stesso tempo.

Eppure, nonostante l’alto tasso di disoccupazione ed i molteplici scandali politici, la città si forgia in modo proprio principesco, attraverso le sue vie intrecciate e vibranti, alimentate dall’energia dell’obbligatorio doppio espresso.


Photo: Arthur Yeti. Traduzione a cura di Jérôme Denis. Revisione a cura di Eleonora Taramanni